Incontro pubblico a San Bonifacio: Non c’è smartphone senza spine


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“Esiste una tecnologia buona? Si può usare ‘criticamente’ uno strumento progettato per spiare, opprimere, incitare comportamenti consumistici?”

Venerdì 18 gennaio 2019, presso Sala Civica Berto Barbarani, in Via Gugliemo Marconi 5 a San Bonifacio, (VR) alle ore 20:30, Davide Marchi e Michele Bottari, coordineranno un incontro dal titolo: “Non c’è smartphone senza spine – Come liberarsi dalla lobby della telefonia. L’incontro è organizzato dal GAS Prova e patrocinato dal Comune di San Bonifacio.

Partendo dal circuito dei Gruppi di Acquisto Solidale veronesi, alcune persone hanno avviato una riflessione che è sfociata nell’iniziativa EXIT – Rivoglio la mia privacy, che sollecita un uso consapevole della tecnologia, in particolare degli smartphone.
I ragazzi di EXIT si sono coalizzati nel comune intento di essere lasciati in pace dalla Bestia(*).

Il progetto di EXIT si articola in quattro fasi:

1. Riconoscere la dipendenza (e uscirne)

Exit non è solo un progetto tecnologico, prima di tutto dobbiamo convincerci che buona parte della tecnologia, che ci viene spacciata come salvifica, in realtà è tossica. Per questo dobbiamo diffondere consapevolezza sulla necessità di fare un passo indietro rispetto all’uso compulsivo che se ne fa, e a iniziare a disintossicarci.

2. Creare strumenti tecnologici amichevoli (craccare lo smartphone)

Nel contempo ci rendiamo conto che viviamo in un mondo iperconnesso, e dobbiamo relazionarci con i nostri simili, per lavoro, amicizia, vita sociale, famiglia, etc. Non tutti possiamo rinunciare allo smartphone, per cui le strade sono due: limitare la potenza spionistica degli smartphone che abbiamo, oppure, meglio ancora, craccare lo smartphone, installarvi un software libero e le app che non ci spiano.

3. Usare (e offrire) strumenti liberi

Al sistema operativo libero dovranno essere affiancate app che rispettino la privacy e non incitino all’uso compulsivo del cellulare. Magari non tutti siamo pronti a rinunciare a Whatsapp, o Facebook, ma è bene iniziare a sperimentare, accanto a questi, un minimo di servizi informatici liberi da spionaggio e dominio. La comunità di Exit intende offrirli. Avranno necessariamente un costo (basso) e una qualità inferiore a quelli di Google & C., ma saranno dignitosi. E non saremo spiati da nessuno. Tra i servizi ci sono posta elettronica, cloud (spazio di archiviazione personale, accessibile in qualsiasi momento e luogo da una qualunque connessione ad Internet), sincronizzazione rubriche e agende, mailing list.

4. Ri-decentralizzare la rete

Tecnicamente, Internet è nata libera: non centralizzata ma distribuita. Non gerarchizzata, ma collaborativa. Ultimamente i potenti hanno messo le mani sulla rete, sfruttando la debolezza delle persone: ovvero mettendo a disposizione servizi gratuiti molto performanti e accattivanti, e creando quindi dei monopoli. Ora grazie alla Bestia siamo noi, spesso inconsapevoli, a ordinare che le nostre comunicazioni passino attraverso i server di Google, Amazon, Facebook, Apple. Un accentramento gerarchizzato di fatto. Così Internet, nata libera, nonostante tecnicamente non sia cambiata, si ritrova in una gabbia grazie alle abitudini di noi tutti. Usare strumenti liberi permetterà alla rete di ritrovare l’antica libertà. Non siamo soli, anzi: molte organizzazioni ci supportano.

(*) L’insieme dei colossi del Web 2.0 (Google, Apple, Facebook, Amazon, Uber, AirB&B, Booking, TripAdvisor, Fiverr, Twitter, Microsoft, etc.).
Nella classifica delle multinazionali più ricche al mondo, nei primi otto, sei sono web 2.0: al 1° posto c’è Apple, al 2° Google, al 3° Microsoft e al 4° Amazon. (fonte: verafinanza.com).

Se crediamo nella necessità di impegnarci per un mondo migliore è bene conoscere chi sono i potenti di oggi, e perché dobbiamo evitare di mettere nelle loro mani tutte le informazioni su di noi.

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